Giulia, Capitano di Milano Hockey Prato, mamma e atleta a tempo pieno, oggi è difficile essere un giocatore di Hockey prato?
Oggi giocare a hockey su prato in Italia è una cosa complessa, quando ho iniziato, oramai quasi 20 anni fa, l’hockey era ad un livello più alto, a Torino ero in una realtà differente, era l’unica squadra in città ma nelle vicinanze esistevano dei club con cui potersi confrontare e tenere alto il livello. Bra, Moncalvo, Villar Perosa, nel raggio di 40 km avevi la tua buona palestra per crescere e l’attività era sostenuta a livello economico dagli sponsor.
Il declino dell’hockey prato è iniziato a metà anni 90, la notorietà generale della disciplina è diminuita e conseguentemente gli investimenti e il livello di gioco. Una volta si puntava sui giovani giocatori italiani, oggi costa tanto far crescere un vivaio perché ci sono poche società e per confrontarti con altre squadre devi fare molti kilometri, ci sono pochi allenatori in grado di far crescere in modo corretto un giocatore e anche per questo trovare atleti italiani bravi è più complicato, molto più semplice andare a prenderli dall’estero.
Qui a Milano poi diventa tutto più difficile, non so dirti perché, ma si sono creati forti contrasti fra le società del territorio, tutto per due fili d’erba, non chissà per quali interessi e si fa la guerra a rubarsi i ragazzini; tutto questo non fa altro che affossare il movimento creando poi un danno a tutti.
Sarebbe molto più utile creare sinergie viste già le difficoltà del movimento ma per aspetti unicamente umani ora come ora non è possibile, tutto però ricade principalmente sui giovani che vogliono avvicinarsi a questo sport. Non prevale mai l’animo sportivo delle persone ma gli interessi privati che impediscono la collaborazione.
Per fortuna, altrove, ci sono anche esempi virtuosi; a Torino ad esempio il CUS Torino si occupa della parte femminile e i ragazzi sono entrati a far parte della squadra maschile del Rassemblement, c’è stata una fusione, con due nomi differenti per le due squadre, e grazie a questa sinergia stanno crescendo.
Parliamo di TeamSport, i valori che erano alla base della fondazione di questa squadra esistono ancora?
La cosa bella è che la voglia di stare insieme, che era il fondamento di questa squadra è tutt’ora presente, anzi è cresciuta, io sono una persona che crede molto in questo: metti la faccia pulita, fai le cose in modo corretto, dimostri alla gente al di fuori del nostro ambiente che siamo una società che non ha interessi di lucro ma ha interessi sportivi di crescita, di fare bene senza cercare scorciatoie, perché purtroppo c’è anche questo, e la gente attorno se ne accorge, ed è quello che è successo.
La squadra è cresciuta a livello numerico perché ci sono delle ragazze che hanno avuto l’occasione di venire a Milano per motivi di studio o di lavoro e, nonostante la categoria in cui militiamo, hanno scelto di venire da noi, hanno anteposto i valori in cui credono e l’ambiente sano che qui possono trovare e che secondo me è fondamentale.
I risultati però non sempre ci hanno dato ragione abbiamo sbagliato qualcosa?
No, secondo me è solo mancata un pizzico di malizia!
Sei sicura? Dai qualcosa ci manca…
Sì manca un po’ di cattiveria. Purtroppo le nostre ragazze, lo zoccolo duro, sono cresciute con un allenatore che le ha sempre messe sotto pressione senza darle possibilità di crescere, addossandole solo delle colpe e senza mai gratificarle. Di fronte alle difficoltà tendono a bloccarsi, non fanno quello step in più.
Nel momento in cui c’è la pressione della partita, del dentro o fuori, manca quella cattiveria che serve per dimostrare quanto effettivamente valgono.
Quest’anno ci sono stati nuovi innesti, è cambiato qualcosa?
Sì, la prima partita non è stata un granché, ma ..
Ti provoco, sembra una squadra che ha una marcia sola, non c’è un momento di rottura, è così?
Questo mondo è stato creato e persiste nella paura di perdere elementi, con il fatto che si è sempre contate, in alcune situazioni in cui bisognerebbe mordere, magari facendo anche incazzare qualcuno, ci si frena perché si pensa sempre al rischio di abbandono di qualche elemento.
Ok però sarebbe come non rimproverare un bambino di fronte ad un errore, non gli togli una parte di crescita?
Sì e io sono anche ruvida in alcuni momenti ma si è arrivati ad un punto in cui siamo state talmente nel mondo di Heidi che anche se mi incazzo con te perché hai sbagliato il giorno dopo è come se non fosse successo niente! È strano, sembra di essere in una bolla, è una cosa difficile da cambiare!
Anche quest’anno?
Sì…. Siamo sempre nella bolla, è un po’ tutto ovattato.
Io la mia bolla la agito tutte le domeniche, il problema è che ci sono momenti in cui non riesco ad agitare tutte le bolle, e quindi spero vivamente di arrivare a maggio che questa situazione si sia agitata da sola, perché sì gli innesti sono validi, arrivano anche loro da tanti anni di Serie A però sembra che quando entri a far parte del gruppo ti adegui e nella bolla ci stai talmente bene che è difficile smuoverti (ride..).
Però dai qualcosa è diverso, qualcuna inizia a dire la sua in spogliatoio, rispetto agli altri anni dove soprattutto le nuove non parlavano mai oggi c’è maggiore confronto, maggiore stimolo, anche in allenamento. Quindi, molto molto lentamente si va avanti. Ci servirebbe però un bello scossone… anche se il Campionato Indoor sta dimostrando che forse qualcosa sta cambiando.
Indoor, quali sono le aspettative?
Io ho sempre aspettative alte, sono sempre ottimista perché vedo il lavoro che facciamo e in allenamento diamo l’anima; credo molto nell’Indoor.
Una crescita c’è stata dal primo giorno in cui è nata questa squadra, i risultati è vero non sono quelli sperati ma la crescita è stata esponenziale, sia in campo che come società. La nostra squadra funziona perché prima ci sono le priorità personali e poi viene l’hockey, ma per cambiare ritmo di sicuro servirà qualche sacrificio in più.
Ci stiamo provando nell’indoor e vorremo toglierci qualche soddisfazione per far sì che la cosa funzioni da traino per la seconda parte della stagione prato. Quest’anno la squadra è costruita meglio, è più completa, abbiamo inserito due giocatrici con esperienza che possono aiutarci nel cambio di marcia. Secondo me sta funzionando, al di là della bolla l’intensità in allenamento è buona ma si può ancora fare meglio.
Cosa può fare di più TeamSport per voi?
TeamSport sta già facendo tanto, siamo noi che dovremmo dare qualcosa in più, anche il fatto che andremo a giocare la Coppa Italia in trasferta a Cagliari e la società ci sostiene è un segno tangente di quanto sta facendo.
Il movimento giovanile sta crescendo?
Sì quest’anno sono arrivati un sacco di bambini, e soprattutto bambine quindi il lavoro e la fatica di questi due primi anni inizia a pagare ed è un bel riscontro per Veronica, Erika e Marta che li allenano.
Lo sport di squadra cosa ti dà in più come mamma?
Un sacco di zie! Il bello di essere mamma in una squadra è che anche mia figlia fa parte del gruppo, e anche mio marito!
È bellissimo venire al campo la domenica con la mia bimba e alla fine della partita vedere che tutti se la abbracciano e se la coccolano, e lei cresce facendo parte della squadra. C’è la zia Veronica, la zia Erika la zia Naj, sono parte integrante della nostra famiglia.
Il campo è un punto d’incontro e anche Franci costruisce le sue amicizie in questo contesto.
Quando finirai di giocare come ti vedi?
Mah prima di tutto ho un sogno, andare a giocare in Nazionale con i veterani, girare il mondo e divertirmi! Sono troppo buona per fare l’allenatore, potrei sicuramente fare il dirigente!